Interview #36

Luca De Leva

* Il testo che segue è l’edit di un’intervista del 2016. La versione integrale è stata pubblicata in PANORAMA (DIORAMA editions).

Luca De Leva (Milano, 1986) ha studiato presso l’Accademia di Bella Arti di Brera (Milano) e HGB (Lipsia). Il suo lavoro è stato esposto presso Zico House (Beirut), Museo Villa Croce (Genova), Almanac Project (Londra), Collezione Giuseppe Iannaccone, Room Galleria e Peep- Hole (Milano), Family Business (New York), Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Rivoli), ADA project e cura.basement (Roma), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, (Torino).

Guardandosi attorno l’occhio cade subito sulla quantità di libri e oggetti zoomorfi che popolano il tuo studio. Che cos’è che ispira il tuo lavoro?

I fatti della vita.

Che sono in costante divenire. Al centro della tua pratica infatti c’è la costante ricerca della mutazione: da una parte in quanto messa in discussione di valori critici e linguistici, dall’altra in quanto trasformazione, forse catartica, del tuo punto di vista e ruolo d’artista…

Apprezzo questo tua sintesi e la condivido, la mia pratica è direttamente collegata alla mia vita e il modo in cui cerco di capire me e le altre persone è lo stesso con cui mi pongo di fronte ad un’opera. Ho l’illusione che sia spontaneo, di una spontaneità maturata lentamente nel tempo, di cui non sono del tutto consapevole. Sto cercando di sentire come vorrei stare al mondo e quale dovrebbe essere il mio ruolo.

Una volta mi hai detto che vorresti diluirti per impegnarti unicamente ad esistere. I tuoi lavori sono quindi esercizi di questa poetica?

Sì, questi sono i miei sogni, utopie che vanno in pezzi appena mi scontro con le altre presenze vive che mi circondano.

A questo punto viene spontaneo chiederti di parlare di una figura cardine della tua opera, tua sorella Fiammetta. Questa peculiarità del tuo vissuto personale si è intersecata con un’indagine già in corso o ne è stata la causa?

Io penso che sia il fatto da cui germinano tutti gli altri, chissà a cosa pensavo prima… Fiammetta è handicappata, affetta da una sindrome frutto di una mutazione genetica di cui non si rende conto. Tra le altre cose non percepisce il tempo, lei vive e basta, questa sua splendida condizione di percezione è una via interessante per me, dai risvolti ambigui che non padroneggio ancora del tutto, ma che sento utili per realizzare opere lontane, mentre divento lontano anche io sempre di più.

Un’opera ‘lontana’ che hai realizzato é Life Swap / Scambio di Vita, un vero e proprio scambio di persona avvenuto a Beirut, nel 2011. Com’è andata?

Scambiai la vita con un ragazzo trovato dallo staff della residenza dove sarei dovuto essere, lui andò li al mio posto e io a casa sua, scambiammo tutto, i vestiti, le password, le frequentazioni, i documenti, qualsiasi cosa e così fu. E’ stata la cosa più fredda che abbia mai vissuto, una strana distanza siderale dall’idea di me stesso, molto intensa e molto bella.

Restando in tema di relazioni personali, come interagisci con le persone e i progetti che ti circondano?

Le persone che mi stanno vicine, in maniera stretta, entrano sempre nella mia attività di pensiero e produzione, facendo parte della mia vita è inevitabile, sono fortunato e grato per questi rapporti. Non credo nell’autarchia spirituale, tutto è dentro di me ed è li che cerco, ma ‘me’ non sono solo io.

Infatti, hai collaborato con Giacinta Gandolfo per la realizzazione di uno dei progetti fondamentali di questi ultimi mesi: lo scambio di vista tramite l’uso di dispositivi oculari per la realtà virtuale…

Si, lei vedeva quello che vedevo io e viceversa. È stato uno dei momenti più belli vissuti finora, abbiamo invertito radicalmente i nostri punti di vista, guidandoci e vedendoci in terza persona, questo per me è un ulteriore slancio verso una dimensione inventata da noi: tutto avveniva ‘in tempo reale’, agivamo vedendoci agire, ma allo stesso tempo la percezione era di essere altrove, come spettatori di quello che facevamo, non più reale, non virtuale, diverso. Tutto questo è oltre l’arte, è una persona che rigetta i principi fondamentali del gruppo e ambisce ad altro stravolgendosi, senza divorare cultura ma dando sfogo a impulsi spontanei che trascendono la comprensione scientifica. Ci sono tante cose da scoprire ancora, spero di avere abbastanza tempo per farlo.